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La storia del noir è impensabile senza i grandi e piccoli fiumi che percorrono le pagine dei capolavori neri del Novecento. Quante istruzioni narrative ha dato la Senna ai romanzieri parigini? Quante storie londinesi non sarebbero mai nate senza il Tamigi? Quale sarebbe stata la storia del noir newyorkese senza l'Hudson? Il Po non fa eccezione, anzi. Ed è il vero protagonista dei racconti di questo libro. Gli scrittori di noir, si sa, prediligono l'ombra, l'oscuro, l'impenetrabile e l'intricato. La natura sfuggente del Po, che si manifesta anche oltre i confini urbani, non poteva scampare alla loro lente. Con una particolarità assai gustosa, però. Le vicende narrate sono di fantasia, ma partono da casi di cronaca e da lì muovono, fondendo elementi della realtà con evoluzioni letterarie. Gli autori di Torinoir hanno scandagliato il fiume a partire dalla sua sorgente, oltre a rovistare fra le equivoche vicende cittadine, e si sono spinti fin oltre la città, a nord, a ovest, per seguire piste nere, torbide. Certi che il fiume, questo fiume, unisce in maniera mirabile il reale e l'immaginario. Un omicidio ai piedi delle rocce cristalline del Monviso; una refurtiva maledetta inghiottita da una piena che travolge le imbarcazioni ormeggiate ai Murazzi; una torbida storia che unisce la guerra in Kosovo e gli scheletri di un uomo e una donna ritrovati sulle rive di Italia 61 ; il mistero di un pezzo di cadavere impigliato all'amo d'un pescatore poco a valle della città; la storia di una morte tragica nascosta fra le pieghe della guerra partigiana, là dove il Po, già maestoso, entra nella pianura vercellese. Cinque grandi racconti noir. Leggeteli, ma badate: dopo questo libro, nessuno potrà più guardare il grande fiume con gli stessi occhi.